Zafferano e cannella, aromi significativi nella storia gastronomica del Mediterraneo, a partire dal IX secolo con l'arrivo degli Arabi dalle coste del Nord Africa, lasciano un’impronta indelebile nella storia gastronomica siciliana.
Le spezie per l'alto valore commerciale hanno rappresentato per costo, rarità, particolarità, la ricchezza di quanti se ne servivano; in particolare il loro uso, tocco raffinato dei piatti delle corti, dove innovazione e stupore culinario, indicavano la potenza e lo sfarzo dei regnanti; grazie al loro impiego, piatti semplici si trasformavano in preparazioni sorprendenti ed opulente, un simbolo del potere temporale di un regno attraverso l'elaborazione di pietanze mirabolanti.
Lo "Crocus sativus" originario dell’Asia Minore, fu introdotto in Sicilia dagli Arabi e l’isola divenne in breve uno dei luoghi di coltivazione più importanti, tanto da far guadagnare a questa spezia il soprannome di “oro rosso di Sicilia”. Il termine zafferano, attestato nella lingua italiana dal XIV secolo, deriva dall’arabo zaʿfarān (زَعْفَرَان) dal persiano zaâfara, il fiore del croco. La cannella, in arabo al qirfah (قرفة) originaria dello Sri Lanka (Cannella di Ceylon) ha prime attestazioni dal 2700 avanti Cristo, nell' antico Egitto e anche in Cina dove esistono altre specie della pianta nota come cannella cinese. La spezia si ottiene dalla corteccia essiccata della pianta sempreverde, ed ebbe un ruolo importante nei commerci e nelle culture antiche. Citata dalla Bibbia, nella cultura egizia e in quella ebraica fu impiegata per scopi rituali e religiosi: gli Egizi la utilizzavano per l’imbalsamazione delle mummie, mentre gli Ebrei la bruciavano con altri aromi per la consacrazione del Tabernacolo.
Gli Arabi, importatori e mercanti attraverso le grandi rotte commerciali che collegavano Oriente e Mediterraneo, ne favorirono l’uso in cucina e in pasticceria. In Sicilia e in Calabria, attraverso i contatti derivati dalla presenza islamica in quei territori, la cannella diviene ingrediente distintivo, capace di donare ai piatti un equilibrio unico tra dolce e speziato, che ancora oggi caratterizza molte ricette tradizionali; nei dolci “secchi” con miele e spezie, nelle preparazioni agrodolci, negli aromi dei dolci natalizi come la giurgiulena, biscotto tipico di Sicilia e Calabria, fatto con miele zucchero sesamo e mandorle; i turdilli diffusi nel cosentino gnocchi fritti cosparsi di miele e confettini; la copeta o coppeta (arabo medievale qubbaita) un torrone bianco diffuso in molte zone d'Italia; la petrafennula che forse ha radici precedenti all'epoca araba, diffusa in tutta la Sicilia: si mangia il giorno dell'Immacolata, otto dicembre. Un dolce invernale, una sorta di torrone durissimo composto da miele cedro, scorza d'arancia e dopo l'arrivo saraceno la cannella.
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