Arthur Pope: “Nell’angolo della mente di ogni iraniano, vi è un giardino”. Il giardino persiano affonda le sue radici nella leggenda, si narra che sia stato Manuchehr, uno dei mitici re persiani a coltivare in un giardino fiori e frutti.
Un’ipotesi altrettanto affascinante fa risalire la nascita del bāgh all’intraprendenza delle donne: per garantirsi un ambiente salutare e confortevole, una disponibilità di cibo continua e la possibilità di alloggio sicuro durante il periodo della gravidanza. Questi luoghi di insediamento femminili avrebbero col tempo indotto gli uomini nomadi, costretti a inseguire sempre nuovi territori di caccia, a fermarsi per dedicarsi all’agricoltura e all’allevamento.
Bāgh, in persiano indica un’area chiusa, con alberi, piante e fiori, la cui traduzione più comune è giardino o frutteto. I giardini sono una parte significativa nell’impianto urbanistico delle città persiane e il loro splendore monumentale architettonico e naturalistico è tale che sono oggi Patrimonio dell’Unesco i magnifici Bāgh-e Eram, Jahān Namā, Bāgh-e Nārenjestān-e Qavām a Shirāz, Chahār Bāgh, Bāgh-e Hasht Behesht a Isfahān, Bāgh-e Elgoli a Tabriz; Bāgh-e Fin a Kāshan; Bāgh-e Shāhzādeh a Māhān, Bāgh-e Dowlatābād a Yazd, Bāgh-e Golshan a Tabas.Il bāgh è un ambiente sacro, paradiso dal significato simbolico e mistico, illustra il fine ultimo dell’umanità, la fase precedente la vita, l’eternità, la manifestazione terrena del mondo celeste. La divisione dei chahār tāgh e i chahār bāgh corrisponde all’antichissima concezione del mondo diviso in quattro parti; una struttura di base che ha un ingresso, una fontana esterna, un vestibolo e una via principale che conduce all’edificio più importante. Il percorso obbligato nel giardino è necessario, anche per riflettere sui concetti di continuità e di gerarchia, meditare sul mondo, e sui valori e i sistemi spirituali e sociali propri della spiritualità iranica.
L’architettura nel giardino è anche fattore fondamentale a causa del clima torrido, che richiede ci siano padiglioni e archi, per creare zone d’ombra e di riposo. L’acqua scorre per tutta la lunghezza in grandi vasche decorate con fontane e zampilli, qui si riflettono le piante, le mura e i colori degli edifici circostanti, spesso ricoperti di maioliche policrome e vetrate colorate. La vegetazione è composta prevalentemente da numerose varietà di fiori, cui si aggiunge la folta vegetazione fatta di palme, alberi e siepi di vario tipo. Nei miti dell’Iran antico, il cipresso era il più sacro degli alberi. Si narra che Zoroastro abbia piantato a Kāshmar due cipressi, con le proprie mani. Anche i re Achemenidi piantavano i cipressi a mani nude. Il colore verde viene considerato dai musulmani il colore del prosperare della vegetazione e della rigenerazione della natura; la mistica islamica considera sacro il platano dalle foglie simili a mani.
Il giardino persiano per tipo, vegetazione e funzione si suddivide in: bāgh-e miveh (giardino della frutta), bāgh-e tafarrojgāh (giardino ricreativo), khānebāgh (giardino con abitazione), bāgh-e sokunatgāhi-hokumati (giardino residenza privata con funzioni governative), bāgh-e hokumati (giardino governativo) e bāgh mazār (giardino cimiteriale). Il bāgh si trova raffigurato nelle miniature e sui tappeti iraniani, il più antico il Farsh-e Bahārestān, fu tessuto per ordine di Cosroe II con seta, oro eargento e decorato con pietre preziose. L’amore per il verde e i giardini occupa un posto speciale nel cuore persiano; la poesia iraniana usa metafore e similitudini di giardini, fiori e piante, e la popolazione adora riposare sotto l’ombra di un albero, organizzare picnic con amici e parenti circondati dal verde, passeggiare e ammirare i magnifici fiori, e finanche sedere sui prati delle rotonde in città: il giardino persiano esalta simmetria e colori, regala ristoro e frescura, infonde autentico senso di pace allo spirito e al corpo.