La musica araba affonda le sue radici nei secoli e si estende su una vasta area geografica che va dal Nord Africa al Medio Oriente, riflettendo un mosaico di culture, lingue e sensibilità.
Le sue origini risalgono al periodo preislamico, quando canto e poesia erano strumenti vitali nella vita delle tribù beduine.
In quel contesto, si credeva che i jinn ispirassero le parole dei poeti (sha'ir) e le melodie dei cantori, conferendo alla musica un'aura di sacralità e mistero. Con l'avvento dell'Islam e l'espansione del mondo arabo, la musica divenne oggetto di riflessione filosofica e teorica. Tra il IX e il X secolo, pensatori come al-Kindi, al-Farabi e successivamente Ibn Rushd, scrissero trattati fondamentali in cui la musica era considerata una vera e propria scienza esatta, strettamente collegata alla matematica, alla medicina e alla cosmologia.
Il pensiero musicale arabo medievale non era riduttivamente tecnico, ma profondamente filosofico, come già nella filosofia greca che gli Arabi avevano tradotto. Elemento centrale di questo sistema è il maqām: non semplicemente una scala musicale, ma un modo espressivo che regola i passaggi melodici, i microtoni e le emozioni associate a ciascun contesto esecutivo. Diversamente dalla musica tonale occidentale, i maqāmāt si basano su intervalli microtonali, che generano quella particolare “profondità emotiva” che caratterizza la musica araba tradizionale. L’esecuzione musicale è spesso monodica, cioè costruita su una singola linea melodica che può essere arricchita da ornamentazioni e improvvisazioni (taqsīm), in un continuo equilibrio tra rigore e libertà creativa. Strumenti come l’ʿūd, il qanūn, il nāy e la darbuka non sono solo mezzi tecnici: sono veri e propri custodi della memoria collettiva di interi popoli.
L'influenza della musica araba non si è fermata ai suoi confini: l’ʿūd è considerato l’antenato diretto del liuto europeo e ha contribuito alla nascita della musica medievale in Europa, soprattutto in Al-Andalus, dove il contatto tra cultura araba e mondo latino generò forme ibride di poesia cantata che, secondo alcune ipotesi, influenzarono anche i trovatori. Più che un semplice genere musicale, la musica araba è un sistema culturale complesso e vivente, che conserva codici antichi pur rinnovandosi nel tempo. La sua forza risiede proprio in questo: nel mantenere viva una tradizione millenaria, adattandola ai linguaggi del presente senza tradirne l’essenza.
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