La Grande Moschea di Cordoba è uno degli edifici più affascinanti al mondo; oggi Cattedrale, è la principale attrazione della città, perfetta simbiosi di stili orientali ed occidental

La sua costruzione iniziò nel 785 sul suolo dell’antica basilica visigota di San Vicente, i cui archi a ferro di cavallo costituiscono memoria e testimonianza di quest'epoca. A causa dell' espansione demografica di Córdoba, ci furono vari ampliamenti: il primo tra l’833 e l’852 con Abd al-Raḥmān II, il secondo tra il 961 e il 966 per volere di Abd al-Raḥmān III, e all'apice dello splendore di al-Andalus, Almanzor ne raddoppiò la superficie in appena un mese.

La Mezquita, parola ispanica per moschea, se considerata luogo di culto musulmano, è stata nella Spagna andalusa la più grande moschea al mondo, ma anche un edificio religioso tra i più ampi in senso assoluto. Visitata ogni anno da oltre un milione di turisti, è uno dei luoghi di maggior attrazione della Spagna e dal 1984 è stata dichiarata Patrimonio Internazionale dell’Unesco.

Secondo la tradizione araba la struttura originaria della moschea si modella sulla casa del Profeta: il tetto della sua casa poggiava su tronchi di palme. Seguendo questa suggestione, l’emiro Abd al-Raḥmān I, quando iniziò la costruzione della Mezquita, riprodusse in pietra questo stile architettonico, riutilizzando però quanto già esistente, capitelli romani, greci, visigoti integrati da nuovi elementi arabo-moreschi, per creare il bosco di colonne che abbraccia e sorprende il visitatore della Mezquita.

Oggi si conservano 856 colonne delle 1013 esistenti prima dello smantellamento volto alla costruzione della cattedrale cristiana. Le file e file di colonne corrono da settentrione e mezzogiorno fino al muro che contiene il Mihrab la nicchia che indica la direzione della preghiera alla preghiera, decorata in maniera mirabile e la Maqsura, ossia un recinto protetto vicino al mihrab e al centro della parete della qibla, nel quale il Califfo assisteva in piedi alle preghiere canoniche.

Gli spazi esterni sono egualmente mirabili, tra cui il Patio de los Naranjos: anticamente era il luogo destinato alla preghiera, oggi invece è una magnifica area verde, con cipressi, palme e alberi di arancio, da cui prende il nome, e il minareto che, dopo diverse trasformazioni, ha l’aspetto di un campanile, alto 48 metri.

La visita a questa foresta di pietra è una delle esperienze memorabili per unione tra arte cultura e spiritualità.

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Giuliana Cacciapuoti - esperta in cultura islamica e del mediterraneo

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