La dinastia dei Moghul (1526 -1707) di origine turco-mongola, discendente da Genghis Khan (1162-1227) e da Tamerlano (1336-1405), il più grande impero islamico nell'area indiana, non fu solo protagonista di grandi conquiste militari, ma anche di un’intensa stagione artistica e architettonica. Un forte stato centralizzato con l'ideale intento di unire il retaggio indiano e la cultura persiana di carattere islamico.

I giardini occupano un posto di rilievo in questo processo: furono pensati non soltanto come spazi ornamentali, ma come manifestazioni simboliche del potere imperiale, capaci di fondere spiritualità, piacere estetico e ingegneria idraulica.

I Giardini Shālīmār , in urdu l شالیمار باغ‎, Shālīmār Bāgh, furuno realizzati dall'imperatore Shah Jahan a Lahore nell'attuale Pakistan. La loro edificazione iniziò nel 1641 /1051 del calendario islamico, e venne completata già l’anno successivo. Dal 1981 i giardini sono stati inseriti dall’UNESCO nella lista dei patrimoni dell’umanità, insieme al Forte di Lahore. Situati nei pressi di Baghbanpura, lungo la Grand Trunk Road, a circa cinque chilometri a nord-est del centro di Lahore, i Giardini Shalimar rappresentano una delle più vaste e raffinate realizzazioni paesaggistiche dell’epoca moghul. L’architettura dei giardini moghul si ispira al modello del giardino timuride, a sua volta erede di una lunghissima tradizione persiana che risale fino all’Impero Achemenide (559-330 a.C.).

Principio chiave di quest'ultimo è il chahar bagh, letteralmente “giardino quadripartito”: uno schema geometrico in cui due canali si incrociano dividendo lo spazio in quattro sezioni, racchiuse da un recinto o da un muro. Tra i giardini costruiti dai Moghul, quelli di Lahore sono probabilmente i più complessi. Shah Jahan, celebre per aver commissionato anche il Taj Mahal ad Agra, attuale India, li volle con una struttura rettangolare di 658 x 258 metri, allineata lungo l’asse nord-sud e suddivisa in tre terrazze di diversa altezza (ognuna sopraelevata di circa cinque metri rispetto alla precedente). Questa disposizione rese possibile la creazione di un sistema straordinario con oltre 400 fontane e cinque cascate scenografiche, paragonabili per bellezza e innovazione ai giardini rinascimentali italiani, come Villa d’Este a Tivoli. Ciascuna terrazza è attraversata da canali e passerelle di mattoni, abbellita da una ricca vegetazione che garantisce ombra e frescura.

Intorno ai giardini sorgevano una decina di padiglioni, ciascuno con funzioni specifiche: luoghi di riposo, banchetti, bagni , udienze imperiali. L’irrigazione era garantita da un’opera ingegneristica d’eccellenza: lo Shah Nahar “canale reale”, che convogliava l’acqua da Rajpot l’odierna Madhpur, in India, a una distanza di circa 161 chilometri.L’acqua scorreva lungo canali in marmo da una terrazza all’altra, riempiendo grandi vasche (hauz) spesso ornate da padiglioni centrali. Questa presenza dell’acqua non aveva soltanto una funzione pratica, ma anche simbolica, richiamando il tema coranico dei giardini del paradiso attraversati dai fiumi.

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Giuliana Cacciapuoti - esperta in cultura islamica e del mediterraneo

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